Ci risiamo.
Mentre al governo si riparla (finalmente!) di proposte per abolire il superbollo e rimediare, almeno in parte, al “regalo” fatto a tutti noi appassionati dagli amministratori precedenti a proposito delle “ventennali”, uno dei settori più effervescenti dell’ultimo periodo, la Fiat lancia uno spot in cui suggerisce di rottamare un bell’esemplare di Panda (quindi un suo stesso prodotto, peraltro un capolavoro di design firmato Giugiaro e vincitore del Compasso d’Oro 1981) mentre il centro studi Promotor di Bologna pensa bene di proporre “Un bonus di duemila euro e uno sconto di altri duemila euro a tutti coloro che nel 2019 compreranno una nuova auto decidendo di rottamare quella vecchia da oltre 10 anni”, mentre nei centri storici dei principali capoluoghi impazzano proposte fantasiose di blocchi del traffico.
Effettivamente l’Unione Europea minaccia una multa di un miliardo di euro perché non siamo stati in grado di migliorare la qualità dell’aria, ci impone di limitare la concentrazione giornaliera e annua di polveri sottili e quindi gli enti locali (Comuni e Regioni) corrono ai ripari, lanciando la loro nuova sfavillante collezione autunno-inverno di blocchi della circolazione, come sempre senza traccia di un piano organico a lungo termine.
Sia chiaro, l’ambiente sta a cuore a tutti noi, al pari della qualità della vita e dell’aria che respiriamo ogni santo giorno. Se la circolazione automobilistica, soprattutto nelle aree più congestionate, causa potenzialmente danni alla nostra salute, delle misure vanno prese, siamo tutti d’accordo. Il problema sorge quando, sfruttando la creatività che da sempre caratterizza il nostro popolo, iniziamo a fare tutti un po’ quello che ci pare.
Il precedente
È stato recentemente approvato il Piano Urbano della Mobilità Sostenibile, per agevolare gli automobilisti che, con le nuove limitazioni al traffico imposte, almeno nelle intenzioni, per ragioni ambientali, si trovano impossibilitati a guidare le loro macchine, siano essere storiche, ventennali o, semplicemente, “euro qualcosa” il cui standard, essenziale e imprescindibile solo pochi anni fa, oggi non è più sufficiente per poter circolare. Il Piano Urbano si pone come obbiettivo, tra i vari, la replica del successo dei primi incentivi alla rottamazione di fine anni novanta, i quali “ottennero ottimi risultati senza oneri per lo Stato, dato che l’aumento del gettito Iva e delle tasse di immatricolazioni sulle auto vendute in più coprì completamente il costo dell’erogazione del bonus”. Il rovescio della medaglia fu che tanti di noi piansero dentro (qualcuno anche fuori) nel vedere pressate decine di Maserati Biturbo, Porsche 928, Mercedes SL, che oggi faremmo carte false per riavere indietro. Qualche Ferrari rottamata finì addirittura sui principali quotidiani. Ma è il progresso baby, bisogna andare avanti, e non sarà qualche pugno di vecchi nostalgici rompiscatole a cambiare le cose (circa il 64% della popolazione italiana è coinvolta direttamente o indirettamente nel fenomeno del motorismo storico, il quale muove 2,2 miliardi l’anno di economia, secondo il recente sondaggio commissionato da ASI all’Istituto Piepoli).
Non vanno bene neanche nuove
Il problema, dicevamo, sorge quando scende il campo il proverbiale “genio italico”, in virtù del quale partoriamo orgogliosamente idee più o meno creative. A Roma, ad esempio, potrei sfruttare le agevolazioni del Piano Urbano e comprare una modernissima Diesel Euro 6 per poi scoprire, alla prima “domenica ecologica” (ce n’è una in programma proprio per il 2 dicembre), che le Diesel Euro 6 non sono esentate dai blocchi del traffico nella cosiddetta “Fascia Verde”. In pratica le Diesel più ecologiche sul mercato sono già fuorilegge, almeno secondo i parametri della Capitale, i cui provvedimenti, come dichiarato dalla Giunta, punteranno ad “allentare l’inquinamento atmosferico della città e a sensibilizzare i cittadini verso temi quali le fonti rinnovabili e il ricorso alla mobilità sostenibile” vantando, nella genesi del provvedimento, “un approccio rigoroso e scientifico” e “iniziative concrete a favore del benessere e della salute”. A questo, sommiamo una stima che, a spanne, varia dai 90 ai 120 mila euro di introito derivato dalle contravvenzioni elevate a chi, ignaro, magari perché proveniente da fuori città, dovesse malauguratamente varcare le forche caudine della “Fascia Verde”. Certo, la legge non ammette ignoranza, ma se a Roma ci arrivo da Milano, Torino, Bologna o Napoli, devo sapere che ogni città ha le sue regole.
La situazione
In Italia ogni regione e ogni città hanno infatti il proprio piano di orari e omologazioni per bloccare il traffico; i pendolari probabilmente passano i weekend a studiare strategie orarie e geografiche per affrontare la settimana e uscirne vivi. Prendendo come limite minimo di partenza le vetture Euro 2, ad oggi ci risulta che in Veneto, Lombardia e Piemonte i divieti si estendano alle diesel Euro 3, in Emilia Romagna addirittura alle Euro 4. A Roma le sopra citate “Domeniche ecologiche” prevedono il divieto totale della circolazione ai veicoli dotati di motore termico (compresi i diesel Euro 6 attualmente in commercio) nella ZTL “Fascia Verde” del Piano generale del traffico urbano (dalle 7,30 alle 12,30 e dalle 16,30 alle 20,30). Si ipotizza però di dare ai cittadini un centinaio di accessi gratuiti l’anno, superati i quali occorrerà pagare.
Torino, città dell’automobile e sede di ASI e FIVA, ha bandito le non catalizzate sempre, tutti i giorni dell’anno, 24 ore su 24, mentre dalle 8 alle 19, non possono inoltre circolare i veicoli diesel Euro 1 e 2, e per tutto l’invero anche le diesel Euro 3. In caso di superamento dei limiti imposti dall’Europa per le polveri sottili, si fermeranno anche i diesel Euro 4, per il trasporto delle persone (dalle 8 alle 19) e delle merci (dalle 8.30 alle 14 e dalle 16 alle 19); dopo 10 giorni anche le diesel Euro 5 e le benzina Euro 1, sempre dalle 8 alle 19; dopo 20 giorni le stesse vetture si fermeranno dalle 7 alle 20.
A Milano dal 21 gennaio 2019 entra in vigore l’Area B, la nuova zona a traffico limitato che coprirà circa il 72% del territorio comunale, controllata da quasi 200 varchi che proibiranno l’accesso e la circolazione alle vetture a benzina Euro 0 e alle diesel Euro 0, 1, 2 e 3 senza Fap, nonché alle diesel Euro 3 con Fap di serie e alle diesel Euro 0,1,2 e 3 con FAP after market con classe di massa particolato inferiore a Euro 4. Dal 1° ottobre 2019, invece, non potranno più circolare anche le diesel Euro 4 senza Fap e quelle Euro 3 e 4 con Fap di serie. Per 12 mesi, ogni veicolo interessato dalle restrizioni disporrà di una deroga di 50 giorni di circolazione, anche non consecutivi. Decorso tale periodo, i residenti e le imprese con sede operativa a Milano disporranno di 25 giorni di deroga ogni 12 mesi. Quanto alla già esistente Area C, alle vetture già interessate dal divieto si aggiungeranno dal prossimo 1° gennaio le diesel Euro 4 prive di Fap. In quest’ultimo caso i residenti avranno tuttavia a disposizione 40 accessi da utilizzare entro il 30 settembre 2019. I veicoli Euro 0 a benzina e diesel ed Euro 1 e 2 diesel saranno limitati in tutto in ben 570 comuni lombardi a meno che non abbiano 3 persone o più a bordo, per favorire il car pooling. Nello stop sono inclusi anche i motocicli e ciclomotori a due tempi Euro 0 che non possono circolare per tutto il giorno e per tutto l’anno da aprile 2019, mentre gli Euro 1 sono equiparati ai Diesel Euro 3. Un rompicapo “per risolutori più che abili”, come leggeremmo se avessimo tra le mani “La Settimana Enigmistica”.
In Veneto, limitazione della circolazione dal 1° ottobre al 31 marzo di ogni anno, dal lunedì al venerdì, dalle 8.30 alle 18.30, per le diesel di categoria inferiore o uguale a Euro 3. Ma non a Rovigo.
A Bologna, per l’inverno, ci sono a calendario sei “Domeniche Ecologiche”, una al mese (28 ottobre, 11 novembre, 2 dicembre, 13 gennaio, 3 febbraio e 3 marzo), col blocco totale della circolazione a motore termico: dalle 9 alle 18 circoleranno solo le auto elettriche, bandite pure quelle ibride o a gas). Nello stesso periodo saranno preclusi al traffico i veicoli a benzina Euro 0 e 1 e i diesel fino a Euro 3, dalle 8.30 alle 18.30 per 5 giorni alla settimana (dal lunedì al venerdì), fatta eccezione per il 4 ottobre 2018, il 1° novembre 2018, il 25 e il 26 dicembre 2018 e il 1° gennaio 2019. Previste inoltre misure emergenziali se nel Comune di Bologna o in un Comune dell’area metropolitana, ma solo se la popolazione è superiore a 30.000 abitanti.
Situazione simile a Napoli, coi blocchi operativi dal 1° ottobre 2018 al 31 marzo 2019 sull’intero territorio comunale (ma non su autostrade e raccordi autostradali) in tutte le giornate di lunedì, mercoledì e venerdì (eccetto festivi e prefestivi), dalle 9 alle 12.30 e dalle 14.30 alle 16.30. Esentate le vetture da Euro 4 in su, anche adibite al trasporto merci, le auto elettriche, a Gpl o a metano, nonché quelle con almeno tre persone a bordo, purché non siano Euro 0 o 1.
A questo vanno ovviamente aggiunte tutte le altre eccezioni: per le auto con almeno tre passeggeri, se omologate a quattro o più posti, o con due, se omologate per due o tre posti, i mezzi del car sharing, le vetture con a bordo invalidi, degenti, mezzi di soccorso, ibride, elettriche, a gpl, a metano e altri casi, che lasciamo volentieri approfondire solo agli amanti del contorsionismo più sfrenato.
Cosa succede all’estero
Dalla situazione italiana illustrata sopra, emerge chiaramente che se il motore termico sta diventando il male, il diesel è Lucifero in persona, vecchio o nuovo che sia, e che nessuno è davvero al sicuro. Ma cosa succede all’estero?
La Germania “bacchettona” sui blocchi al traffico va in controtendenza: il governo ha modificato i divieti di circolazione per i vecchi diesel in alcune città, aumentando la soglia di tolleranza delle emissioni di NOx massime da 40 microgrammi per metro cubo a 50. E i diesel Euro 4 ed Euro 5 potranno continuare a circolare se le emissioni medie di NOx non superano i 270 milligrammi per chilometro. Come dire, la salute è importante, ma l’industria automobilistica nazionale non è da meno, e i diesel tedeschi sono ancora tra i migliori sul mercato.
A Parigi invece, a partire dalla prossima estate le auto diesel costruite nello scorso millennio non potranno più circolare all’interno dell’area delimitata dall’autostrada 86; dal 2025 nessun diesel potrà più accedere alla città e dal 2030 il divieto sarà esteso a tutti i motori a combustione. Una misura che, complessivamente, coinvolge circa 80 comuni e almeno 700.000 vetture, per la quale non è stata prevista alcuna forma di sostegno alla conversione, eccezion fatta per un bonus di 2.500 euro per chi acquista veicoli elettrici.
E le auto storiche?
Di fronte a un panorama così caotico e complicato, le auto storiche effettivamente rappresentano il problema minore, almeno agli occhi degli amministratori comunali. Cosa possiamo fare, noi modesti (chi più, chi meno) appassionati di vetture classiche? La risposta facile è “usiamole fuori città, una bella sgambata in collina o sul lungomare è di sicuro più attraente di un giro nel traffico del centro”. Ma non è così per tutti. Ad esempio qualcuno in centro ci abita, e con divieti che durano intere stagioni o addirittura 12 mesi l’anno, sarà impossibile anche solo uscire dal garage. Chi si muove tra comuni limitrofi, prima di girare la chiave dovrà studiarsi ogni singola ordinanza, calcolando che spesso i blocchi temporanei non sono segnalati su strada. Certamente i valori dell’inquinamento atmosferico variano da Comune a Comune, così come l’offerta del trasporto pubblico e le forme di mobilità alternativa, ma non si può davvero trovare una forma più semplice, uniforme e soprattutto “umana” per gestire la cosa? L’anziano che vive in campagna e sulle colline, che non ha lo smartphone di grido con accesso a internet e che vuole fare un salto la domenica mattina in città con la sua bella Pandina (proprio quella che lo spot ci invita a rottamare), come potrà mai raccapezzarsi tra giorni della settimana, orari, omologazioni euro varie, giornate ecologiche e misure straordinarie? Ma soprattutto, tutto questo caos serve veramente a qualcosa? È davvero un piano strutturato o è piuttosto un modo maldestro di metterci la classica “pezza”?
A proposito di misure ecologiste e restrizioni per le auto storiche, l’ASI sta proseguendo la crociata intrapresa con l’incontro al Senato dello scorso settembre, per far sì che le istituzioni riconoscano l’alto valore culturale e, di contro, il basso impatto ecologico dei veicoli storici. A tal proposito, l’ente ha incaricato il consigliere Ugo Gambardella di commissionare al Ministero della Sanità uno studio sugli effetti reali dell’impatto ambientale dei veicoli classificati come storici, ovvero quelli in possesso di CRS (Certificato di Rilevanza Storica) rilasciato dall’ASI stesso. Quello che vogliono dimostrare a Torino è, essenzialmente, che un’auto storica non è un auto in uso quotidiano, ma circola solo per uso amatoriale e quindi percorre mediamente poche centinaia di km l’anno; per questo è importante certificarle anziché concedere lo status di “interesse storico” in base ad automatismi o liste chiuse. Inoltre, le auto storiche in italia sono circa 250.000; di queste, molte vetture appartengono a collezioni, e il proprietario può guidarne solo una alla volta. Ne consegue che, spalmato per tutto lo stivale, l’impatto delle auto storiche sull’inquinamento atmosferico è minimo. Attendiamo con curiosità lo studio del Ministero.
Infine, nota dolente che riguarda tutti gli automobilisti “bloccati”: passi il bollo, che anni fa fu furbescamente trasformato da “tassa di circolazione” a “tassa di possesso” e quindi resta tale anche a vettura ferma, ma perché bisogna pagare l’assicurazione per 365 giorni l’anno quando poi per buona parte di questi la vettura è inutilizzabile? Non solo: i grandi centri urbani, ovvero quelli dalle limitazioni al traffico più stringenti, sono notoriamente anche quelli dai premi assicurativi più alti. Potremo mai decurtare i giorni in cui ci viene vietato di uscire? Questo e altri interrogativi non smettono di attanagliarci. Diteci cosa ne pensate.
Michele Di Mauro